SEVEN CHANCES – 1925 – BUSTER KEATON
Mi era volato simpaticamente sotto il radar questo Keaton classico, tutt’ora piuttosto noto al pubblico specialmente per la scena della fuga del nostro dalle spose incazzate nere. Singola idea che poi verrà replicata in dodicimila altri film sul genere classico del “maldestro poraccetto deve sposare una tizia a caso per non perdere una golosa eredità”. Dopo una partenza tiepida, il film inizia ben presto ad animarsi (d’altronde sono solo 56 minuti) con la sequenza dove Buster si propone a dodicimila donne diverse con pochissimo successo e disastri continui. E’ un perfetto esempio di ritmo in crescendo, si parte con i sorrisi e si arriva a risate vere e proprie. Ancora meglio, ovviamente, il successivo immortale inseguimento dove il nostro si cimenta nei suoi classici stunt con alcune trovate che lasciano davvero a bocca aperta e ti fanno temere per la sua incolumità fisica. E mentale. Si finisce pure con un sorriso, nonostante l’ovvietà del tocco romantico finale. Spendo le ultime parole su quello che viene definito il “razzismo” del film, perché sarebbero presenti una serie di attori in blackface e qualche vaga battuta su tema razziale assolutamente innocua. Sì, ci sono, inutile negarlo d’altronde. In compenso, c’è da dire che le donne fanno una figura anche peggiore del nero americano medio, quindi beh, Seven Chances è razzista e sessista. DAJE BUSTER!
7
Ahahahahah donne opportuniste oche! Sto film è uno dei migliori che abbia visto quest’anno 😀
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Capisco: quindi ( l’autore della recensione, che è molto probabilmente anche l’autore dell’intero blog ) appoggia la tesi dell’ancora ( secondo lui ) necessaria e innegabile inferiorità delle donne, aggravata anche da risvolti razzisti. Se fino a 30 secondi fa mi sarebbe piaciuto visitare il blog, ora addio. E se fosse uno scherzo ( quello del razzismo e del sessismo contenuto nel film e nella recensione ), addio due volte. Su queste cose non si scherza. MAI. Nemmeno “per scherzo”.
Maria.
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Allora facciamo addio tre volte, le persone con il senso dell’umorismo assente possono anche stare lontano dodicimila chilometri da ogni cosa che mi riguardi. Buona vita! – IlG
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