DRACULA – 2020 – PAUL MCGUIGAN/JONNY CAMPBELL/DAMON THOMAS
Non è mio costume recensire serie Netflix, eppure siamo già alla seconda eccezione quando c’è di mezzo il vampiro più famoso della letteratura. Che vorrà dire? La serie, in tre parti di durata superiore ai 100 minuti, si pone l’obiettivo di rivisitare il mito del Conte, partendo sì dal libro ma con abbondanza di voli pindarici. Prendere dei personaggi letterari e cambiarne ruolo e utilità mi ha sempre riempito di perplessità, ma per la serie è cosa quotidiana. Jack Seward cambia età, professione e periodo storico, non c’entra più niente con l’istituto psichiatrico o tantomeno con Renfield. Ancora, quale sarebbe l’utilità di rendere Van Helsing una suora o inserire Mina Harker per una parte minima? Domande del genere sono all’ordine del minuto per la serie Dracula, una quantità di scelte illogiche eccessive per la mente umana. La prima puntata è sicuramente la migliore, una rivisitazione intrigante del rapporto tra Jonathan Harker e Dracula che, ahimé, si conclude a metà episodio. Troppo spazio occupa lo scontro tra il convento di suore e il Conte che si trasforma in lupo, per la prima e ultima volta perché l’effetto costava troppo, immagino. Dialoghi noiosi, continue battutine che strizzano l’occhio allo spettatore in stile Dracula Morto e Contento ed effetti speciali mediocri. La seconda puntata, interamente ambientata sulla nave, fa scelte ancora più peculiari ma almeno si discosta dal libro inserendo personaggi nuovi, quindi nessun problema. Infila, però, una serie di decisioni narrative discutibili, tra cui un rapporto omosessuale a malepena abbozzato e buttato lì, immagino per la quota LGBT. Le scenografie sono orrendamente ripetitive, due ore di sola nave finiscono con mettere il riflettore su dialoghi non particolarmente brillanti, anche se meno imbecilli della prima puntata. Nel finale si vede il nostro vampiretto che arriva nella Londra moderna e già appesta l’aria la puzza di netta virata verso il peggioramento. E infatti sulla terza puntata il numero di scelte illogiche e trame buttate a capocchia arriva al culmine. Il problema peggiore è il personaggio di Lucy, elevata a moglie perfetta da Dracula stesso, ma trattata in maniera estremamente disinteressata dal nostro. Nel momento in cui questi potrebbe mandare un esercito di demoni per preservarne il cadavere, se ne frega e lo lascia al suo destino. A cosa servivano tutti quei discorsi precedenti sulla pericolosità della cremazione, non si sa. Il già citato Jack Seward diventa un pupazzetto con pochissimi dialoghi, usato solo per il necessario “rapporto amoroso infelice” con Lucy, nonostante i due non si siano mai parlati per l’intera puntata. Ancora peggio, la fondazione Jonathan Harker dove lavora la discendente della Van Helsing: non se ne capisce l’utilità, gli obiettivi né tantomeno a cosa alludano i fantomatici “fondi di dubbia provenienza”. Né capisco cosa mai dovrebbe fregare allo spettatore o cosa c’entri Dracula con le loro ricerche sulle malattie… Ok ok, non dovevo farmi domande, chiedo venia. Il finale mi ha lasciato molto perplesso: la trovata delle “banalità vampiresche” che vengono tramandate dallo stesso Dracula e in cui poi lui stesso finirebbe per credere? Prodotto di un dodicenne che ha superficialmente letto Anne Rice e poi ha tentato di spiegarlo a qualcuno. Insomma, cosa fa di buono Dracula per avermi convinto a vederlo comunque per intero? Come detto, nelle prime due puntate di spunti interessanti ce ne sono diversi, controbilanciati da una serie di scelte crescentemente illogiche che culminano in una terza puntata oggettivamente pessima. La recitazione pure è generalmente di buon livello, Claes Bang riesce bene a bilanciare sarcasmo e serietà, certo avrebbe meritato dialoghi migliori. Ora ci vuole per forza una seconda stagione ambientata su Marte!
5.5